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Immagini, video e audio contenuti nella presente pubblicazione sono degradati a norma del comma 1 bis dell’art. 70 lg. 633/1341 introdotta dal D.L. approvato il 21/12/2007, in attesa del decreto attuativo.

 

«Archivio Multimediale degli Attori Italiani», Firenze, Firenze  University Press, 2012.
eISBN: 978-88-6655-234-5
© Firenze University Press 2012

Attore > cinema, teatro, televisione
NomeFranco
CognomeGraziosi
Data/luogo nascita10 luglio 1929 Macerata
Data/luogo morte08 settembre 2021 Roma
Nome/i d'arte
Altri nomi
  
AutoreElio Testoni (data inserimento: 15/03/2017)
CopywriterGiulia Bravi
Franco Graziosi
 

Sintesi | Biografia| Testo completo

 

Interpretazioni/Stile

«Nel mio caso - scrive Graziosi - la natura non mi ha permesso di "apparire", ma di "essere". E di questo mi sono giovato nel mio lavoro per indagare, trovare risposte, leggere tra le righe, approfondire ... e quando si arriva a scoprire un senso, un significato, una ragione ci si sente in stato di grazia. In quel momento si è, nessuno è sopra di te» (Lettera di Franco Graziosi a Giorgio Strehler del 1996, Roma, Archivio privato di Franco Graziosi). Una convinzione, questa, che Graziosi ha sempre mantenuto, sia nel comportamento sia nell'azione scenica. Sempre lontano dalle cronache mondane e dai riflettori della ribalta, in palcoscenico non ha mai assunto atteggiamenti e toni mattatoriali seguendo il suggerimento di Sergio Tofano, suo maestro, secondo cui virtù principali dell'attore sono la modestia e l'umiltà. Graziosi ha avuto in dote entrambe le virtù, accettando con disciplina ed etica professionale una lunga gavetta al Piccolo Teatro di Milano per, infine, diventarne il primo attore. Tuttavia modestia e umiltà non gli hanno impedito di acquisire un'autonomia espressiva non necessariamente coincidente con l'impostazione strehleriana, come è apparso nel Cotrone dei Giganti di Luigi Pirandello e nel Mefistofele del Faust di Goethe, ancorché il percorso artistico di Graziosi sia per grandissima parte legato al teatro milanese. La sua espressività, sempre sorretta da sobrietà e rigore, presuppone uno studio approfondito e costante: «Osservazione e curiosità - scrive ancora Graziosi - sono doti necessarie per interpretare le azioni degli uomini e gli accadimenti delle cose: indagini fondamentali per individuare impulsi e definire caratteri. L'attore ... con "autorità" (non con "disinvoltura") rappresenta la natura del soggetto che gli viene affidato e, accantonando il vuoto esibizionismo, attribuisce al personaggio il ruolo di unico e vero protagonista» (Franco Graziosi, Diario, Roma, Archivio privato Franco Graziosi).

Le sue interpretazioni non si riducono mai a mere esecuzioni; egli ordina «l'espressione su una musicale inappuntabilità ritmica e su una sempre corretta evidenza scenica, mai comunque straripante e neppure eccessiva» (Gualtiero De Santi, Franco Graziosi, L'Arte della Parola, Pesaro, Metauro Edizioni, 2011, p. 5). Gualtiero De Santi descrive inoltre l'attore come: «Provvisto di una maschera che appare differente ogni volta, ottenuta grazie alle sempre inesaurite risorse dell'esercizio interpretativo in una prospettiva d'arte» e nota che «da un lato c'è come un processo di svuotamento della propria psicologia, dall'altro c'è una sorta di forza che dal profondo si spalanca ed erompe sul palcoscenico entrando nelle pieghe più riposte dell'animo degli spettatori» (ivi, pp. 15-18). Graziosi dal canto suo, riflettendo sul proprio ruolo, così annota: «L'attore fa il suo lavoro sulla scena ogni sera ... replica parole e gesti in un gioco prestabilito che non mostra di conoscere: è la sua finzione. Improvvisazione e fantasia vivificano ... un impianto espressivo prestabilito e ripetuto mille volte ... ma sempre sorprendente, frutto di una "memoria dimenticata". Liberare la parola dal peso della memoria la renderà "imprevista" per chi la pronuncia e per chi l'ascolta. Una memoria "dimenticata" produrrà ogni sera un evento teatrale senza precedenti ed irripetibile. ... La memoria "dimenticata" rigenera se stessa in una libertà assoluta di espressione» (Franco Graziosi, Diario, Roma, Archivio privato Franco Graziosi).

Sulla forza del pensiero e sulla magia della parola che ne deriva, Franco Graziosi ha fondato il suo lungo e ricco percorso artistico. «La parola - scrive l'attore - è lo strumento illuminante per il significato e per l'immagine» (ivi). E ancora sostiene che: «C'è un metodo unico nell'arte drammatica: pensare. Soltanto il pensiero elabora concetti e immagini. Occorre dare incisività al dialogo e, seguendo la punteggiatura, inventare suoni, ritmi, cesure, governati da un'analisi logica perché il senso risulti chiaro a chi ascolta e possa coglierlo nel breve tempo che gli è concesso» (ivi). Con coerenza, dignità ed etica professionale, Graziosi si è sempre attenuto a questi principi: «Il teatro è stato per me lavoro e vita. Ho avuto molto e ho dato quello che ho potuto ... muovendomi con un po' di fatica, ma anche, perché no?, con buoni risultati» (ivi).

 
Progettazione tecnica a cura di